“Lo sapete com’è ragazze! Per me nulla di nuovo…al solito. E voi?! Cosa mi raccontate? Dai R., quando ti sposi?!”
“ehehe…A proposito…stavo aspettando il momento giusto per dirtelo. M. già lo sa… Io e F. ci sposiamo. Il 16 giugno! Il 16 è il nostro numero e, guarda caso, era l’ultima data disponibile. Tu canterai vero M.?!”
“ovviamente si! E sarà davvero un onore per me…ti voglio bene R.! auguri”

E si. Forse era prevedibile…o forse no.
Ammetto, mi fa davvero piacere per loro! Io ed R. siamo cresciute insieme, amiche delle superiori. Lei era quella che mi faceva i gesti da lontano durante l’ora di chimica. Avete presente il classico “suggeritore” no? Avevamo dei nostri “segnali in codice” in modo tale che io potessi ricordarmi tutti gli elementi della tavola periodica. Cavoli se facevo schifo! Così schifo che la prof alla fine capì il trucco e…addio sufficienza!
Comunque! La storia che voglio raccontarvi non è questa…non oggi.

E si. Mi ha spiazzata.
E’ in questi casi che capisco quanto io sia “distante” da tutto e da tutti. Per scelta…o per caso.
Ancora una volta mi sono sentita quella “strana”, non al passo con i tempi…ancora una volta “quella sbagliata”; “l’emarginata del gruppo”.
Che poi…esisterà davvero qualcosa di giusto o sbagliato?! Io ancora me lo domando eppure, credo che non ci sia una definizione corretta dei due termini. Forse non definirei i termini stessi…perché devo necessariamente “definire”?
Io ho sempre odiato “definirmi”! Colorare quei margini che mi stanno stretti come un vestito taglia xs che dovrebbe calzarmi a pennello e che, invece, mi fa sembrare soltanto un insaccato il giorno della sagra del mio paese. Io non sono questa…non lo sono mai stata.
Tutte le mie amiche sembrano avere ormai le idee chiare, chiarissime. Finalmente hanno un lavoro stabile, una “persona stabile nel loro cuore”, dei figli, un posto che possono sentire casa. Che per carità! E’ bellissimo vederle fiorire con i loro sorrisi come le camelie d’inverno ma, mi domando: dov’è la mia fioritura? La mia primavera?
Se ci penso…io sono “Limbo”. Un pensiero a metà fra l’adolescenza e l’età adulta. Però si. Ho 29 anni (o forse 11…o 92 hhaha): leggo manga, guardo cartoni, quando posso scendo in pigiama e il cappotto per fare la spesa, canto a squarciagola mentre faccio le pulizie di casa, aspetto il pretesto giusto per stare con i bimbi e giocare, aspetto ancora i tramonti in riva al mare per poter avere una valida scusa per potermi emozionare. Perché si, la mia armatura non mi permettere mai di fare un passo falso. Nel momento esatto in cui provo a farlo mi avvolge, mi stringe, mi fa mancare il fiato con tutti i suoi bulloni. Mi avvita stretta stretta come capitava alle medie. Quando a maggio, verso la fine della scuola faceva così caldo che l’armatura mi lasciava tutti i segni e le “ustioni” sulla pelle. Le ricordo ancora…facevano male.
Ancora una volta mi ricorda che non posso mostrarmi fragile. NON POSSO MOSTRARMI. Non ora.
E così, in un primo momento, finisco per provare invidia per loro. Per il loro DEFINITO.
E poi ci ripenso (perché sono una eterna indecisa…fa parte del limbo non riuscire a decidere neanche i gusti del gelato in estate) e mi sento così fortunata. Perché forse la vita non ha ancora preso la penna in mano per scrivere il finale del mio destino. E’ ancora li! Tutto da giocare, tutto da scrivere in una eterna corsa contro il tempo. E quindi?! Di cosa mi lamento?! Di cosa mi sorprendo ancora!?
Io sono questa. Ancora a metà fra il mio essere estroversa e il mio essere introversa, ancora a metà fra il mio essere così fragile ma così forte cavolo! Ancora a metà fra il mio essere così remissiva e così testarda, ancora…
E forse non cambierò mai…e forse va bene così.
E forse…forse va bene anche così.
Oggi resto nel limbo.

Mitsuki

27 Aprile 2022
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